Quando provai a registrare il mio primo video e lo inviai ad un’amica di Trieste lei mi disse: “Ma perché non fai un corso di dizione?” Sarà stato il suo modo gentile di dirmelo, sarà stato che ebbi l’intelligenza di capire che, a questo mondo, non si improvvisa niente, che ogni competenza va sempre raffinata e migliorata, fatto sta che mi iscrissi al corso del maestro che lei mi aveva indicato.
Eravamo in sette a seguire le lezioni di Lorenzo, seduti in semicerchio su delle sedie che avevano sul lato destro una piccola tavoletta per appoggiare il quaderno e poter prendere appunti.
Iniziai il corso a scatola chiusa, come spesso si fa con i consigli degli amici. Non avevo idea in cosa consistesse, né come si sarebbe svolto, e questo fu un bene. Fin dalle prime lezioni iniziammo a leggere le parole scritte in dispensa, raggruppate per i vari tipi di accenti e consonanti.
Ricordo di aver ammirato tantissimo il mio maestro quando con fermezza, ma anche con molta pazienza, ci faceva fare gli esercizi di respirazione col diaframma. Il Covid non c’era ancora e le distanze non erano un problema. Con la mano sulla pancia di ciascuno di noi verificava che respirassimo correttamente. Respirare col diaframma, piuttosto che col torace, già cambiava le emozioni dentro di me. Possibile direte voi? Si, davvero, cambiare il modo di respirare fa cambiare le emozioni dentro di noi. Mi chiesi: ma perché respiro sempre col torace? Ormai era talmente automatico che non me lo ricordavo più. Era ovvio, avevo cominciato a farlo da ragazza quando in molti mi guardavano e io volevo sembrare più magra. Questo può far ridere, ma respirare col diaframma significa far uscire la pancia nel momento in cui l’aria entra nei polmoni. Le donne non vogliono far vedere la pancia e respirano spesso col torace mentre la maggior parte degli uomini si fanno meno problemi e respirano come capita. In realtà, il vero motivo è che, per motivi genetici, la donna respira col torace per dar modo all’eventuale feto, di crescere nel proprio addome senza comprimerlo dall’abbassamento del diaframma.
La respirazione addominale abbassa i battiti cardiaci e aiuta a mantenere la calma. Mi chiedevo: sarà per questo che le donne sono più “agitate” e frenetiche nella vita di ogni giorno? In realtà le donne sono frenetiche perché hanno mille cose a cui pensare e si prendono più a cuore gli affetti e i legami familiari, questo in linea di massima, per cultura o per predisposizione genetica, chi lo sa. Fatto sta che scoprì che respirare con la pancia mi faceva stare più tranquilla. Anche alla sera nel letto provammo alcuni esercizi, sempre legati al diaframma che, fatti prima di addormentarmi, giovavano parecchio al mio modo di dormire.
Verso la fine del corso dovetti leggere un brano davanti ai miei compagni . Lorenzo ci insegnò come dare non solo l’intonazione giusta ma anche l’emozione adatta alle varie fasi del racconto. Non fu facile.
Da un testo grigio, piatto e dalle venature fosche, dovevo dare colore, tono, forma, ritmo, chiarezza e nitidezza alle mie parole. Dove pescare le emozioni da usare nel mio brano? Come inserirle in ciò che leggevo? E’ stato un lavoro che richiese molto impegno.
Ho dovuto combattere contro alcune delle mie convinzioni. Una di queste era: a chi vuoi che interessi ciò che sto leggendo? Perché disturbare i miei compagni con la mia lettura? Ascoltando il maestro Lorenzo e la sua espressività mi ricredetti. L’interesse potevo farlo nascere io attraverso il mio modo di leggere! Che meraviglia! Adoravo ascoltare le letture, sia di Lorenzo, che dei miei compagni!
Prima di iniziare a leggere dovevo attingere alle emozioni del mio passato, individuare un pensiero che evocasse in me quella determinata sensazione e allo stesso tempo entrare nel racconto, viverlo, proprio mentre lo stavo leggendo. Ma non bastava. A me, e parlo di me sola, era stato utile far gridare forte, nella mia mente, una voce indirizzata al mio piccolo pubblico: “Udite udite che cose bellissime sto per raccontarvi!” ciò mi dava modo di iniziare la lettura con la giusta carica.
Le parole, attraverso la nostra voce, sono un modo per veicolare ricordi e sensazioni. Per evocare certe emozioni devo trovare quel determinato pensiero che mi riporti le sensazioni di cui ho bisogno. Quando il mio racconto ha ritmo ed emozioni in linea con il contenuto è potenzialmente adeguato ad attrarre l’attenzione del pubblico.
Chi ascolta viene investito da tutte quelle sensazioni che lo aiutano ad entrare nel racconto e qui infatti sta il piacere ed il coinvolgimento nell’ascoltare la lettura fatta da altri.
Che cosa ha a che vedere questo con il coaching?
Come nella lettura espressiva, così nella vita, i nostri pensieri generano emozioni. Per scegliere un emozione dovrò individuare il pensiero che evoca, a me e solo a me, quella determinata sensazione.
Infatti lo stesso pensiero non evoca in tutti le stesse emozioni. Se pensiamo di accarezzare un cane, molti di noi saranno investiti da una sensazione di tenerezza, non chi invece è stato morso, sarà assalito da paura e angoscia.
Il coach tiene ben presente che ciascuno di noi ha le proprie esperienze ed il proprio sistema di valori e li rispetta in toto. E’ proprio questo rispetto che il coach adotta verso la nostra peculiarità una delle ragioni per la quale il coaching è così efficace.
Cambiando i nostri pensieri cambiamo le nostre emozioni e attraverso queste, il nostro modo di fare ed il risultato di ciò che facciamo. Un bravo coach ci aiuta proprio in questo.
Ogni riferimento a persone o situazioni è puramente casuale.
Se volete la prossima settimana condividerò un altro articolo.
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